Le 5 competenze che l'AI non potrà mai rubarti (#106)
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Qualche giorno fa a Parma ho partecipato agli Stati Generali dell’Innovazione ed in particolare ad una tavola rotonda su intelligenza artificiale e le competenze del futuro. È stata una giornata super interessante in cui la domanda centrale che ha attraversato tutti i panel è stata semplice ma potente: cosa resterà agli umani quando l'AI saprà fare (quasi) tutto?
In soli tre anni, l'AI è passata dall'essere una curiosità tecnologica all'essere praticamente ovunque. Scrive codice, passa esami universitari, crea immagini incredibili, risponde a domande complesse e sta ridefinendo interi settori, dall'educazione alla medicina, dalla pubblicità all'architettura.
E da qui anche la domanda che spesso mi fanno i genitori preoccupati di ragazzi che hanno 15/20 anni: cosa dovrebbero studiare i nostri figli? Quale lavoro resterà "sicuro" in questo futuro imprevedibile? Come si prepara una persona - giovane o meno giovane - per un mondo dove l'intelligenza artificiale sembra poter fare qualsiasi cosa?
Fare previsioni Vs. Fare domande
Partiamo con un sereno esercizio di umiltà: qualsiasi previsione specifica sul futuro del lavoro è probabilmente destinata ad essere sbagliata. Se facciamo fatica a immaginare come sarà il mondo tra dieci mesi, come possiamo pretendere di capire come sarà tra dieci anni?
Di solito quando parlo di AI, una delle slide che mi piace proiettare riguarda le previsioni fatte nel 2018 sul mondo del lavoro nel 2023. Ovviamente erano quasi tutte sbagliate, non perché chi le aveva fatte fosse incompetente, ma perché è nella natura stessa dell'innovazione sorprenderci, superare le nostre aspettative, creare scenari che non avevamo contemplato.
Ma se non possiamo prevedere il futuro, possiamo almeno porci delle domande diverse, più profonde e forse più utili: cosa resterà immutato? Quali competenze umane continueranno ad essere preziose, indipendentemente da quanto diventerà intelligente l'AI?
Ho provato a mettere insieme alcune competenze che, anche sulla base degli interventi che ho sentito a Parma, mi sembrano interessanti sul punto.
Competenza #1 - Impara ad imparare
La prima lezione fondamentale è questa: in un'epoca di macchine intelligenti, le persone più intelligenti saranno quelle che sapranno insegnare a se stesse, ancora e ancora.
Quando ero all'università, mi avevano insegnato che l'importante era "imparare ad imparare". All'epoca sembrava una di quelle frasi fatte che i professori ripetono per nascondere il fatto che non sanno cosa dirti davvero. Oggi, è probabilmente il consiglio più prezioso che possiamo dare ai nostri figli e a noi stessi.
Non è più tanto importante cosa sai, ma come impari, disimpari e reimpari continuamente. Come pensi, come ti adatti, come rispondi al cambiamento. Questa capacità metamorfica diventerà la competenza più preziosa in assoluto a mio avviso.
Competenza #2 - Domina ciò che deleghi
C'è un paradosso interessante che ho notato parlando con i dirigenti tech di alcune aziende: più l'AI diventa capace di programmare, più diventa importante che gli umani sappiano programmare bene.
Sembra controintuitivo, no? Eppure ha perfettamente senso. Non dovresti mai chiedere a un computer di fare qualcosa che tu stesso non comprendi o non sapresti fare meglio. Paradossalmente, se non vuoi scrivere codice, devi prima imparare a scrivere codice meglio dell'AI, e solo dopo potrai delegare il compito.
La matematica, la statistica, la probabilità, la programmazione: questi fondamentali contano ancora, e conteranno sempre. Non perché dovrai necessariamente fare calcoli a mano o scrivere lunghe righe di codice, ma perché questi strumenti formano il tuo modo di pensare, di risolvere problemi, di capire la logica che governa gli algoritmi.
E non ultimo, solo conoscendo le basi della programmazione possiamo capire se davvero l’AI ci è utile o no.
Competenza #3 - Automatizza l'analisi, mai la sintesi
Nella mia esperienza, a scuola, ci hanno insegnato prevalentemente l'analisi: scomporre un problema nelle sue parti costitutive. È un'abilità preziosa, certo, ma la realtà è che nel mondo di oggi è sempre più delegabile all'AI. Quello che invece le macchine faticano ancora a fare è la sintesi: collegare punti apparentemente distanti per creare nuove idee.
E la sintesi più preziosa è quella interdisciplinare. I lavoratori che saranno più valorizzati nel futuro saranno quelli capaci di muoversi con disinvoltura tra discipline diverse. Persone che sanno lavorare con i dati, ma comprendono anche l'etica. Che sanno scrivere codice ma si chiedono anche: dovremmo costruire questo algoritmo? Chi avvantaggia e chi svantaggia?
Filosofia, storia, psicologia, letteratura: queste non sono materie di lusso, sono essenziali perché plasmano il giudizio, la morale e l'etica che la tecnologia da sola non può fornire. #Figlia1 e #Figlia2, se un giorno leggerete questa newsletter, ricordatevi che papà ve l'aveva detto: studiate tutto, siate curiose di tutto!
Competenza #4 - Plasma il cambiamento invece di subirlo
Il futuro non riguarda tanto la scelta del corso di laurea giusto, quanto la costruzione della mentalità giusta. Non aspettare che qualcuno ti dica cosa fare. Non affidarti a qualcun altro per disegnare la tua roadmap. Inizia a costruire cose. Fai domande. Realizza progetti pratici. Risolvi problemi che ti interessano.
Potrebbe essere un podcast, un'iniziativa comunitaria, un'app, un GPT personalizzato, un agente AI, un'idea di ricerca, un prototipo... I dettagli contano meno della mentalità e del processo di pensiero che ci sta dietro.
In un mondo in cui l'AI può generare qualsiasi contenuto, ciò che ti distinguerà sarà la tua capacità di creare significato, di agire con uno scopo, con giudizio.
È una questione di intenzione umana, non di esecuzione algoritmica.
Competenza #5 - Connetti e moltiplica
Un'altra competenza chiave è la collaborazione e la comunicazione. L'AI può simulare un dialogo, ma non può costruire fiducia, non può costruire relazioni. Può imitare l'emozione, ma in realtà non gli importa.
Questa è probabilmente la competenza più sottovalutata nel mondo professionale odierno, eppure sarà quella che farà la differenza più marcata. In un'epoca in cui tutti parlano di competenze tecniche e specializzazioni avanzate, la vera magia accade nell'intersezione tra persone diverse. Non è un caso che le innovazioni più dirompenti nascano quasi sempre dalla collaborazione interdisciplinare, non dall'isolamento del genio solitario.
La vera collaborazione va ben oltre il semplice "lavorare insieme". Si tratta di creare un ambiente dove 1+1=3, dove le idee rimbalzano, si trasformano e crescono esponenzialmente. Si tratta di saper ascoltare attivamente, di costruire su idee altrui, di integrare prospettive diverse per vedere ciò che nessuno, da solo, potrebbe vedere.
E c'è di più: mentre l'AI diventa sempre più sofisticata nell'eseguire compiti individuali, la nostra capacità di orchestrare intelligenze diverse – umane e artificiali – diventerà il vero fattore differenziante. Chi saprà connettere le competenze giuste, nel momento giusto, per il problema giusto, creerà un valore impossibile da replicare algoritmicamente.
La bellezza di questa competenza è che si può sviluppare ogni giorno, in ogni interazione. Non richiede corsi speciali o certificazioni costose: richiede curiosità autentica verso gli altri, umiltà intellettuale e la consapevolezza che la più grande intelligenza è quella collettiva.
Quale mondo vuoi creare?
Quindi quali sono le opportunità di carriera? Alcune saranno completamente nuove. Stiamo già vedendo ruoli come etico dell’AI, designer di customer journey, architetto di gemelli digitali. Ma anche i campi tradizionali si trasformeranno per creare nuove opportunità. Tutti. Nei prossimi 5 anni non ci sarà settore o industry che non avrà al suo core l’AI esattamente come è oggi per il digitale o per l’elettricità.
In medicina, avremo bisogno di medici che sappiano interpretare le diagnosi AI. Avremo bisogno di infermieri, terapisti e assistenti che portino presenza, tocco e cura per complementare la tecnologia.
Nel diritto, avremo bisogno di avvocati che sappiano argomentare per l'equità e la giustizia in termini umani.
Nel business, avremo bisogno di persone che sappiano collaborare con colleghi digitali e supervisionare agenti AI per prendere decisioni migliori più velocemente.
Cosa fare per essere pronti?
In sintesi il mio consiglio ai miei studenti in IULM e a tutti i ragazzi che incontro in convegni come quello di questa settimana è sempre lo stesso: non chiedetevi solo "che lavoro voglio fare". Chiedetevi "che tipo di mondo voglio contribuire a creare". Riflettete profondamente, agite con audacia e, soprattutto, siate sempre curiosi, perché la curiosità è ciò che vi definisce.
Questo non è un momento di paura. È un momento di reinvenzione. L'era dell'AI non eliminerà le opportunità, le rimodellerà. Sì, i contorni del mondo futuro sono ancora piuttosto sfocati. E sì, ci sono aspetti del futuro che mi spaventano. Ma sono ottimista che sarà un futuro pieno di opportunità per coloro che si preparano a coglierle.
I lavoratori che avranno successo saranno quelli che imparano a imparare continuamente, a dominare ciò che delegano, a sintetizzare oltre che analizzare, a plasmare il cambiamento e a connettere e moltiplicare. Queste sono verità senza tempo in un'epoca di cambiamento costante.
Sempre avanti, condannati all'ottimismo!
Giuseppe