La stampa ha liberato le idee; l'AI libererà la creatività? (#110)
SONG OF THE WEEK: Paperback Writer (The Beatles)
Qualche giorno fa, mentre tornavo da Roma in treno, mi sono ritrovato ad ascoltare un podcast di Alessandro Barbero sulla storia medievale.
In questo episodio il prof raccontava una cosa che mi ha colpito e che, lo ammetto, non conoscevo nel dettaglio: la carta non è sempre stata una tecnologia così diffusa ed economica. Sembra ovvio, lo so, ma ascoltare i dettagli è stato illuminante.
Prima della carta, per secoli si è usata la pergamena che però era prodotta lavorando pelli di animali ed era costosa da morire. Tanto costosa che i monaci medievali, quando finiva la pergamena vergine, raschiavano via il testo di interi manoscritti per poterci scrivere sopra. Questi "palinsesti", così si chiamavano, erano la norma, non l'eccezione.
Immagina per un momento: opere classiche che avrebbero potuto cambiare il mondo cancellate per far posto a un nuovo testo, semplicemente perché il supporto “tecnologico” costava troppo.
Non si tratta evidentemente solo di un costo tecnologico, ma di una ricaduta anche economica, sociale e culturale.
Vediamo perchè.
Quando scrivere costava quanto una Ferrari
Nel podcast che ho sentito si raccontava di come una singola Bibbia potesse richiedere fino a 500 pelli di pecora per essere completata; per fare un confronto produrre un libro nel medioevo era un pò come comprare una Ferrari oggi.
Solo monasteri, corti reali e qualche ricco mercante potevano permetterselo. La conseguenza? La conoscenza rimaneva chiusa in circoli ristrettissimi. Le biblioteche più fornite dell'epoca - tipo quella papale ad Avignone - possedevano solo poche migliaia di volumi. La Biblioteca di Alessandria, ai suoi tempi d'oro, ne aveva centinaia di migliaia, ma era un'eccezione irripetibile.
Tutto cambiò quando arrivò la carta dalla Cina, passando per il mondo islamico. Improvvisamente, produrre un supporto scritto costava un sesto rispetto alla pergamena. E quando nel 1455 Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili, fu il game changer definitivo.
E qui viene il bello: la rivoluzione non fu solo tecnologica, fu economica. La stampa combinata con la carta economica abbatté drasticamente i costi di produzione dei libri. Nel giro di pochi decenni, da un mondo dove esistevano forse 30.000 libri in tutta Europa, si passò a milioni di volumi in circolazione.
E questo ebbe un impatto… beh su tutto!
La democratizzazione del sapere
Quello che successe dopo Gutenberg fu la prima vera "democratizzazione del sapere" della storia umana. La conoscenza uscì dai monasteri e dalle corti. Nacquero le prime biblioteche pubbliche, i primi giornali, la prima letteratura popolare.
I libri scolastici divennero accessibili, l'alfabetizzazione crebbe esponenzialmente. Nell'Ottocento, con l'invenzione delle macchine per produrre carta dalla pasta di legno, il costo crollò ancora di più. Risultato? Giornali quotidiani, romanzi popolari, riviste specializzate.
La stampa fece quello che fa sempre una tecnologia dirompente quando diventa economica: amplia il pubblico. Quello che era privilegio di pochi diventa patrimonio di molti, poi di moltissimi.
E qui arriviamo al punto: non ti ricorda niente tutto questo?
Oggi l'intelligenza artificiale sta vivendo esattamente la stessa traiettoria. Fino a poco tempo fa, modelli come GPT erano roba da giganti della tecnologia. Servivano data center enormi, competenze rarefatte, investimenti milionari.
Ma stiamo assistendo a un rapido abbassamento delle barriere d'ingresso. Modelli open source come Llama di Meta, sistemi sempre più efficienti, hardware specializzato che costa meno. Presto avremo AI generative che girano sui nostri smartphone (è quello che Apple sta cercando di fare con Siri), esattamente come oggi abbiamo calcolatrici che fanno operazioni che una volta richiedevano computer enormi.
La cosa interessante è che oggi i ragazzini che hanno 12/13 anni stanno già usando l'AI per i compiti di scuola (auspicabilmente con la supervisione di papà e mamma). Questi ragazzi non vedono l'AI come qualcosa di straordinario - per loro è normale quanto lo è per noi cercare qualcosa su Google. Sono nativi AI, proprio come io sono nato con la televisione già in casa.
Se con la carta e con la riduzione del suo costo abbiamo assistito alla “democratizzazione del sapere” oggi, con una AI disponibile ovunque e a basso costo, possiamo immaginarci una “democratizzazione dell'intelligenza”?. Così come la stampa rese disponibili le informazioni al di fuori dei monasteri, l'AI generativa accessibile potrebbe rendere disponibili capacità avanzate di analisi e creatività a chiunque.
Ma con quali conseguenze?
Tre scenari per il futuro
Io le previsioni non le so fare e quasi sempre le sbaglio, ma guardando alla storia della carta e della stampa, ho provato a immaginare tre possibili scenari per i prossimi 10-20 anni a seguito del calo del costo dell’AI.
Scenario 1: Il Rinascimento Digitale
Immagina un mondo dove l'AI è diventata come l'elettricità oggi - c'è ovunque, costa poco, e nessuno ci pensa più. Ogni persona ha il proprio "assistente creativo" personale: studenti che imparano con tutor AI personalizzati, artisti che collaborano con algoritmi per creare opere mai viste prima, piccoli imprenditori che competono con le multinazionali grazie a strumenti intelligenti accessibili.
In questo scenario, una società consulenza potrebbe avere un team di 5 persone che produce quello che oggi richiederebbe 50 professionisti, non perché l'AI sostituisce gli umani, ma perché li potenzia. #Figlia1 potrebbe diventare regista e produrre film indipendenti con budget ridotti, usando AI per gli effetti speciali, la sceneggiatura, il montaggio. #Figlia2 potrebbe fare la ricercatrice e condurre studi scientifici con simulazioni AI che accelerano di anni la scoperta di nuovi farmaci. O potrebbe scoprire cure per malattie rare all’interno di un corso universitario AI enabled.
Sul lavoro nascerebbero professioni completamente nuove: "psicologi dell'AI" che aiutano le persone a collaborare meglio con gli algoritmi o "curatori di creatività AI" che selezionano e raffinano contenuti generati automaticamente.
L'aspetto più interessante? La creatività verrebbe democratizzata. Così come dopo Gutenberg chiunque poteva leggere (se sapeva farlo), qui chiunque potrebbe creare contenuti professionali. Un contadino in Bangladesh potrebbe scrivere e pubblicare un romanzo di fantascienza, un pensionato di Frosinone potrebbe realizzare documentari su temi che lo appassionano.
Sarà tutto di qualità ed eccellente? Certo che no; per un “Promessi Sposi” quanta spazzatura in forma di romanzo è stata pubblicata negli ultimi secoli?
E però questo è lo scenario dell'abbondanza creativa - e sì, lo so che sembra troppo bello per essere vero.
Ma tranquillo ci sono ancora altri due scenari.
Scenario 2: L'Equilibrio Regolamentato
Questo è lo scenario forse più probabile, secondo me. Quello in cui andiamo avanti, ma con qualche cautela in più.
I governi - soprattutto quello europeo - implementano quello che chiamano "AI responsabile". Ci sono regole chiare: l'AI deve essere trasparente (devi sapere quando stai interagendo con una macchina), deve essere sicura (controlli costanti su bias e discriminazioni), e deve essere "human-centric" (al servizio delle persone, non contro).
L'accesso all'AI diventa più economico, ma attraverso piattaforme certificate. Un po' come oggi abbiamo le banche che non possono fare quello che vogliono con i nostri soldi, domani avremo "banche dell'AI" che garantiscono standard etici e di sicurezza.
Sul lavoro, invece della sostituzione selvaggia, vediamo una trasformazione graduale. I sindacati negoziano accordi per la riqualificazione, le aziende investono in formazione, i governi creano sussidi per chi deve cambiare mestiere. Sì, alcuni lavori scompaiono (come scomparvero gli amanuensi), ma nascono per tempo i nuovi ed i vecchi si evolveranno.
In questo scenario, io potrei continuare a fare il consulente e l’imprenditore, ma con strumenti AI che mi aiutano nelle analisi più complesse. I miei clienti sanno che uso l'AI, ma sanno anche che c'è sempre un essere umano che prende le decisioni finali e si assume la responsabilità.
È lo scenario del "progresso con le rotelle" - più lento ma più sicuro. Meno sexy del Rinascimento Digitale, ma più realistico.
Scenario 3: Il Far West Digitale
E poi c'è lo scenario che spero di non vedere mai, ma che purtroppo non posso escludere.
Qui l'AI si diffonde senza controlli. Alcune Big Tech (diciamo 3-4 aziende al mondo?) controllano tutti i modelli più potenti. Diventano più influenti di molti governi - possono decidere chi ha accesso all'intelligenza artificiale e chi no, un po' come se Google oggi decidesse chi può accedere a internet.
Il risultato? Disuguaglianze esplosive. Chi ha accesso all'AI avanzata diventa superproduttivo e ricchissimo. Chi non ce l'ha resta indietro, sempre di più. È come se dopo Gutenberg solo alcune città avessero avuto accesso alla stampa, mentre il resto del mondo fosse rimasto con i manoscritti.
Ma i problemi veri sono altri. La disinformazione diventa industriale: fake news generate automaticamente, deepfake di politici che dicono cose mai dette, campagne elettorali inquinate da bot intelligentissimi che manipolano l'opinione pubblica. Già oggi fatichiamo a distinguere notizie vere da false - immagina quando chiunque potrà produrre video falsi ma perfetti in 5 minuti. Lo so, non siamo lontanissimi da qui.
Sul lavoro è il caos totale. Milioni di persone perdono il lavoro nel giro di pochi anni, senza che nessuno si sia preoccupato di riqualificarle. Le tensioni sociali esplodono. I governi arrivano sempre in ritardo con le regole, perché la tecnologia va troppo veloce.
In questo scenario, la tua azienda potrebbe essere spazzata via da un concorrente che usa AI per fare tutto quello che facciamo noi, ma a un decimo del costo. E #figlia1 e #figlia2 crescerebbero in un mondo dove non sai mai se quello che leggi, vedi o senti è vero o generato da una macchina.
È lo scenario del "che vinca il più forte" - e di solito non vincono i più bravi, ma i più spregiudicati.
La lezione della storia
La storia della carta e della stampa ci insegna una cosa fondamentale: le tecnologie che democratizzano l'accesso all'informazione tendono a far crescere la società nel complesso, ma richiedono adattamenti.
Dopo Gutenberg non bastò inventare la stampa - servì alfabetizzare le masse, creare biblioteche pubbliche, sviluppare il diritto d'autore, regolamentare l'editoria.
La tecnologia da sola non basta mai.
Oggi con l'AI siamo esattamente nello stesso punto. Abbiamo la tecnologia, ma dobbiamo ancora costruire l'ecosistema intorno. Servono nuove competenze, nuove regole, nuovi equilibri tra efficienza e giustizia sociale.
La mia scommessa? Che andremo verso una versione evoluta dello "Scenario 2" - un equilibrio dinamico tra innovazione e controllo, tra opportunità e sicurezza. Perché, come diceva un caro amico "la saggezza sta nel non buttare via il passato mentre costruisci il futuro".
La stampa ha liberato le idee dalle catene della scarsità materiale. L'AI potrebbe liberare la creatività dalle catene della competenza tecnica, ma dobbiamo, tutti, impegnarci nel far si che questo avvenga sotto una guida. Un domani #figlia1 e #figlia2 potrebbero scrivere romanzi, creare software o qualunque cosa venga loro in mente con l'aiuto di assistenti intelligenti, proprio come oggi io scrivo questa newsletter con l'aiuto di un computer che nel 1955 avrebbe occupato un intero palazzo.
Non so se sarà un rinascimento o un far west. Dipende dalle scelte che faremo nei prossimi anni. Ma una cosa la so per certa: come sempre nella storia, chi si adatta prima vince. E chi resta indietro, beh... fa la fine degli amanuensi dopo Gutenberg.
Sempre avanti, condannati all'ottimismo!
Giuseppe